Avevamo trattato l’argomento a febbraio scorso, eppure la questione inerente gli stabilimenti balneari e le loro concessioni è un susseguirsi di sentenze e pronunce che rendono il futuro ancora più nebuloso.
Secondo diverse pronunce del Consiglio di Stato, le concessioni demaniali marittime non possono più essere prorogate.
Tale conclusione deriva dall’interpretazione della direttiva UE in materia, che, ai fini della tutela della concorrenza, esige una procedura trasparente per l’assegnazione delle Concessioni.
Tuttavia, nonostante l’annosa questione, il legislatore nazionale non ha ancora inteso porre rimedio al vuoto normativo e, allo stato, manca un provvedimento di legge che vada a definire le linee guida per l’assegnazione delle Concessioni secondo quanto previsto dall’UE.
In attesa che il legislatore risolva il detto vuoto normativo e faccia chiarezza, gli stabilimenti balneari continuano la loro attività, poiché se è vero che le sentenze “gemelle” dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato (nn. 17 e 18 del 2021) hanno decretato la fine delle proroghe delle concessioni demaniali marittime, al contempo non sono state avviate le procedure amministrative previste dalla UE e indicate dal Consiglio di Stato.
Ne è derivata una sorta di prorogatio di fatto delle precedenti concessioni, nonostante vi siano state altre pronunce orientate verso la normativa europea e contro le proroghe, come ad esempio, quella del T.A.R. Lazio (sent. n. 19051/2023), secondo cui, “tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia –o meno- un soggetto subentrante nella concessione”. (T.A.R. Lazio, Roma, sent. n. 19051/2023).
Eppure le spiagge non sono vuote, ma è già partita la macchina organizzativa dei gestori degli stabilimenti balneari che, nonostante le sentenze – e sfruttando il lassismo degli enti locali -, anche quest’anno sfrutteranno la precedente vetusta concessione demaniale per svolgere la loro attività commerciale.
Pertanto, stante il vuoto normativo e l’assenza di procedure conformi dalla direttiva europea, la stagione balneare alle porte sarà sostanzialmente identica a quelle precedenti.
Inoltre, ad ingenerare ulteriore confusione ci ha pensato il T.A.R. Puglia che, con ben 3 pronunce del 6 maggio scorso, ha sancito la validità delle concessioni balneari fino al 2033, se rilasciate a seguito di una precedente procedura ad evidenza pubblica, facendo salva una diversa durata per gli atti di proroga che sono stati sottoposti a pubblicità, in questo caso ex art. 18 codice della navigazione, ritenendo, nel silenzio normativo, che tale norma possa essere applicata alle concessioni balneari.
In sostanza è stato trovato un escamotage per provare a prolungare ancora le precedenti concessioni che, ormai, non hanno alcun substrato normativo.
A questo punto ci si pone un importante interrogativo: l’attività dei gestori delle concessioni balneari marittime per l’anno 2024 sono regolari oppure violano la normativa europea e quindi dovrebbero essere bloccate?
Seguendo il diritto dell’UE ed i principi comunitari si dovrebbe rispondere che il Giudice italiano dovrebbe disattendere la precedente normativa che consentiva le proroghe ad libitum ed applicare la direttiva europea, dichiarando illegittima qualsiasi norma italiana di senso contrario.
In buona sostanza il caos regna sovrano, proprio alla vigilia di un’estate che si prospetta infuocata, e non solo per le temperature.
Lo Studio Legale Tristano assiste i propri clienti in tutte le fasi di gara per l’aggiudicazione di una concessione pubblica, nei relativi contenziosi e per tutte le problematiche riguardanti i rapporti con la Pubblica Amministrazione.