Con l'entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 36 del 2023, noto come il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, è stata introdotta, attraverso l’art. 41, una significativa novità con particolare riferimento alle modalità di affidamento e alla gestione dei progetti di lavori pubblici. Una delle disposizioni più rilevanti, che segna un punto di svolta nella progettazione e realizzazione degli interventi, ha riguardato l’obbligo per i professionisti di suddividere il progetto in due fasi distinte: la fase di fattibilità e quella esecutiva. Quest'ultima, in particolare, deve essere affidata direttamente alle imprese esecutrici, delineandosi, così, un nuovo scenario sia per i progettisti, sia per le aziende coinvolte nei lavori pubblici.
La Nuova Struttura Progettuale: Fattibilità ed Esecutivo
La scelta legislativa di suddividere il processo progettuale in due fasi ben distinte - quella di fattibilità e quella esecutiva – é stata adottata al fine di introdurre un maggiore rigore nella pianificazione e nell’attuazione dei lavori pubblici. L'obiettivo che si era prefisso il legislatore era infatti quello di rendere la fase di progettazione più approfondita e basata su una solida analisi preliminare, devolvendo l’esecuzione dei lavori direttamente alle imprese esecutrici, presumibilmente per utilizzare al meglio le loro competenze specifiche e la loro esperienza sul campo.
Tuttavia, tale disposizione ha sollevato questioni complesse con riferimento alla tutela e valorizzazione dei beni culturali, come noto disciplinata da un corpus normativo specifico e altamente specializzato.
Contesto Normativo e Sfide Interpretative
La novità introdotta dal d.lgs. n. 36/2023 deve essere interpretata alla luce della normativa esistente in materia di beni culturali, in particolare, ai sensi del decreto legislativo n. 42, del 22 gennaio 2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio). Quest'ultimo stabilisce principi rigorosi per l'intervento su beni di interesse culturale, imponendo l’adozione di procedure e tecniche di restauro che rispettino la storicità e l'integrità dei beni (art. 21-29, d.lgs. n.42/2004). La sfida maggiore, quindi, risiede nel garantire che le fasi di progettazione e di esecuzione, così come riorganizzate dal nuovo Codice degli Appalti, siano conformi ai principi di tutela dei beni culturali, richiedendo un livello di specializzazione e attenzione che vada oltre il mero aspetto tecnico o economico.
Criticità nella Fase di Fattibilità
La fase di fattibilità, secondo il d.lgs. n. 36/2023, richiede un’analisi approfondita che tenga conto non solo della sostenibilità economica del progetto, ma anche della sua compatibilità con il contesto culturale e ambientale. Tale requisito, sebbene in linea con l’approccio precauzionale suggerito dal Codice dei Beni Culturali, solleva questioni interpretative legate alla valutazione degli impatti sul patrimonio culturale (art. 9, d.lgs. n. 42/2004), implicando la necessità di integrare competenze multidisciplinari già in questa fase preliminare.
La fase di fattibilità richiede infatti un'analisi approfondita che vada oltre la semplice valutazione economica, includendo la sostenibilità culturale e l'impatto sul patrimonio. Nel contesto dei beni culturali, ciò implica una valutazione multidisciplinare che consideri aspetti storici, artistici, archeologici e conservativi, in linea con i principi enunciati nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Delega della Fase Esecutiva e Responsabilità Professionale
La delega dell'esecuzione dei lavori a imprese esterne, come previsto dal nuovo codice, introduce una variabile critica nel delicato processo di restauro e conservazione dei beni culturali. La selezione di imprese esecutrici con comprovata esperienza nel settore e una profonda comprensione delle tecniche specifiche di restauro diventa quindi cruciale per evitare interventi inadeguati o dannosi.
Come detto, l'obbligo di affidare la fase esecutiva delle opere alle imprese esecutrici introduce un elemento di discontinuità nella catena di custodia del progetto, con potenziali rischi per la coerenza dell’intervento con le esigenze di conservazione. Tale aspetto solleva preoccupazioni anche sotto il profilo della responsabilità professionale dei progettisti, i quali, secondo il nuovo codice, potrebbero vedere limitato il loro controllo diretto sull’adeguata esecuzione dei lavori in conformità con le specifiche tecniche dettate dalla fase di progettazione.
Coordinamento tra Normative e Ruolo delle Soprintendenze
La gestione degli interventi sui beni culturali implica un rigoroso iter autorizzativo che vede le Soprintendenze per i Beni Culturali e Paesaggistici, di cui all'art. 101, d.lgs. n. 42/2004, come attori chiave nel processo di valutazione e approvazione dei progetti. Il d.lgs. n. 36/2023, pur non modificando esplicitamente tale processo, impone un rinnovato focus sulla necessità di assicurare un efficace coordinamento tra le fasi progettuali e le esigenze di tutela, richiedendo un'integrazione normativa e operativa che possa armonizzare gli obiettivi di efficienza degli appalti pubblici con quelli di conservazione del patrimonio culturale.
Rispetto dei Principi Conservativi
L'obbligatorietà di aderire ai principi conservativi stabiliti per la tutela dei beni culturali impone alle imprese esecutrici un elevato livello di responsabilità nella scelta delle tecniche e dei materiali di restauro, così come nella metodologia di intervento, per preservare l'integrità storica e artistica dei beni.
Formazione e Competenze Specializzate
La formazione continua e l'aggiornamento professionale diventano ancora più rilevanti in un contesto in cui la corretta gestione dei progetti di beni culturali richiede una conoscenza aggiornata delle normative, delle tecniche conservativistiche e delle best practices nel settore.
Rischi di Deterioramento e Monitoraggio
L'efficacia della supervisione e del monitoraggio dei lavori è fondamentale per minimizzare i rischi di deterioramento o di interventi non conformi alle prescrizioni tecniche, specialmente quando l'esecuzione è affidata a terzi. La necessità di monitoraggio pone l’ interrogativo circa i soggetti che effettivamente eserciteranno tale controllo, onde scongiurare il rischio di compromettere i beni oggetto di intervento.
Sostenibilità Finanziaria dei Progetti
Le peculiarità dei progetti di restauro e conservazione dei beni culturali possono incidere sulla sostenibilità finanziaria degli interventi, richiedendo una pianificazione accurata dei costi e un'attenta gestione delle risorse disponibili. Anche in questo caso, data la delicatezza della materia, le scelte del legislatore appaiono non perfettamente focalizzate sulle esigenze specifiche del settore.
Conclusioni e Prospettive Future
In conclusione, il d.lgs. n. 36/2023, pur introducendo principi di razionalizzazione e modernizzazione nel sistema degli appalti pubblici, solleva questioni complesse e sfide interpretative significative nel contesto della tutela dei beni culturali.
Pur con più di un dubbio sull’efficacia della normativa introdotta dal nuovo Codice nel rispettare e valorizzare il patrimonio culturale italiano, molto dipenderà dalla capacità degli operatori del settore di “navigare” le complessità normative e operative, integrando le esigenze di tutela con quelle di innovazione e sviluppo. Sarà fondamentale un dialogo costruttivo tra professionisti, imprese esecutrici, istituzioni pubbliche e autorità di tutela, al fine di garantire che ogni intervento contribuisca alla conservazione e alla fruizione sostenibile dei beni culturali, nel pieno rispetto dei valori storici e artistici che caratterizzano l’inestimabile patrimonio culturale italiano.
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